L’importanza della cresta ossea
In questo paragrafetto, a titolo esemplificativo ci sarà una piccola introduzione sull’argomento correlato, seguito dalla call to action.
Non è necessario formire questo sunto perchè posso farlo anch’io, ma al termine chiederò comunque un feedback

Vuoi saperne di più sulla Preservazione della Cresta Ossea?
Oggi estrarre un dente senza mettere in atto le tecniche di preservazione della cresta significa causare un danno al paziente, che sarà costretto a sottoporsi ad una chirurgia più complessa e costosa per poter sostituire l’elemento dentale perso con un impianto osteointegrato.
Ciò che accade dopo l’estrazione di un elemento dentale è oggi molto ben documentato e spiegato dalla letteratura scientifica. L’osso dentro cui il dente era contenuto, l’alveolo, subisce durante la guarigione una diminuzione di volume sia in senso orizzontale che verticale. Queste alterazioni dimensionali avvengono soprattutto nei primi 3, 6 e 12 mesi.
La perdita maggiore si ha in senso orizzontale e può arrivare anche al 50% del volume iniziale, la perdita verticale è di solito più contenuta , mediamente 1,5-2 mm. La contrazione dei tessuti ossei è accompagnata anche da una diminuzione dei tessuti gengivali. È ovvio intuire che se c’è uno spessore osseo minore vi è anche una quantità di gengiva che lo ricopre minore.
Tutte queste alterazioni dimensionali possono rendere difficile se non impossibile il posizionamento di un impianto per ripristinare il dente perso. Nella migliore delle ipotesi la quantità ossea insufficiente obbligherà il dentista a tecniche chirurgiche più complicate per l’inserimento implantare, con una maggiore invasività per il paziente e maggiori rischi di insuccesso.
Quando l’alveolo che deve subire l’estrazione è un sito non integro ma distrutto, con pareti ossee mancanti, la guarigione sarà ancora peggiore di quanto descritto in precedenza e l’obiettivo primario, cioè la sostituzione del dente con un impianto, risulterà probabilmente impossibile. Nel momento dell’estrazione l’alveolo ha delle capacità di guarigione e rigenerazione che sono enormi, sfruttabili attraverso una tecnica chirurgica semplice, predicibile e non invasiva per il paziente.
È necessario attuare una accurata pulizia del sito dopo di che si può riempire l’alveolo con un biomateriale (idrossiapatite) e proteggere l’innesto con una membrana di collagene. Il biomateriale inserito farà da impalcatura per il nuovo osso che si deve formare e la membrana permetterà ai tessuti gengivali di guarire per seconda intenzione, ricoprendo il “buco” dell’estrazione, ottenendo un importante guadagno di nuova gengiva. Il tempo di guarigione è variabile, dai 5 ai 9 mesi, e dipende sia dal tipo di lesione da trattare sia dai biomateriali utilizzati. A guarigione avvenuta avremo sempre una quantità di tessuto osseo adeguato per il posizionamento implantare e tanti tessuti gengivali per un buon risultato estetico della protesi.